Il gatto non è un piccolo cane: attenzione all’antiparassitario!
Una delle prime cose che insegnano ad uno studente di medicina veterinaria è proprio questa: “Non considerate mai un gatto come se fosse un cane di piccola taglia!”. Che banalità, potrete pensare.
In realtà cadere in questo inghippo è più semplice di ciò che sembra.
L’esempio classico è l’errore nella somministrazione dell’antiparassitario spot on a base di permetrina, nonostante riporti sulla confezione un evidente segnale di divieto.
Che cos’è la permetrina?
La permetrina fa parte dei piretroidi (insetticidi di sintesi derivati dai fiori del piretro) ed è una sostanza utilizzata come antiparassitario sia negli animali che nell’uomo. E’ una sostanza lipofila che viene assorbita rapidamente per via orale, cutanea e inalatoria. Si distribuisce ai tessuti ad elevato contenuto lipidico come grasso, tessuto nervoso, fegato reni e latte.
Questa sostanza manifesta affinità per i canali del sodio voltaggio-dipendenti, rallentandone la chiusura alla fine del potenziale d’azione; la fibra nervosa si trova, quindi, in una condizione di ipereccitabilità. Inibendo anche la calcio/magnesio ATPasi, produce l’aumento del calcio intracellulare causando impulsi nervosi ripetuti.
Esiste un antidoto efficace?
Il primo intervento fondamentale è ridurre i tremori e le contrazioni muscolari e “mettere a riposo” il sistema nervoso mediante l’utilizzo di farmaci sedativi e/o anestetici, a seconda della gravità delle condizioni del paziente. In questo modo si permette il ripristino di una corretta ossigenazione di questi tessuti e ne si riduce il consumo energetico.
Una volta ottenuta una stabilizzazione iniziale, è possibile utilizzare un’emulsione lipidica endovenosa, che funziona come una sorta di chelante del tossico. L’emulsione lipidica è composta per lo più da trigliceridi a media e lunga catena, componenti di diversi oli, fosfolipidi da tuorlo d’uovo e glicerolo.
Si sostiene che questa sostanza migliori la funzionalità del miocardio per la presenza di acidi grassi e, soprattutto, crei una fase lipidica a livello plasmatico, tale da richiamare sostanza lipofile, come la permetrina, dai tessuti bersaglio (tessuto nervoso), riducendone di conseguenza le concentrazioni e gli effetti.
L’emulsione lipidica, se non gestita correttamente, può comportare anche gravi conseguenze nel paziente felino: lipemia e pancreatite secondaria a lipemia, sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), emboli lipidici e trombosi, trombocitopenia e fat overload syndrome (emolisi e ittero, trombocitopenia, iperlipidemia, aumenti dei tempi della coagulazione e crisi convulsive).
L’attenzione e la conoscenza dei rischi rimangono quindi la miglior prevenzione!
Quindi il take home message è…
E’ legittimo avere dei dubbi, così come è lecito commettere errori. Ma nessuna vergogna!
Il medico veterinario ha gli strumenti per far fronte a questo tipo di emergenza o, diversamente, potrà indirizzarvi verso strutture di referenza; quello che fa la differenza in situazioni del genere è la tempestività d’intervento e la precisione della diagnosi. Quindi siete anche voi, proprietari, ad avere un ruolo fondamentale.
Ma mi raccomando, se all’ennesima tenda strappata, all’ennesima sveglia alle 4 del mattino richiedente cibo, al vaso finito in frantumi con terra sparsa per tutto il salotto, vi troverete a guardare con occhi fiammanti quella scatola di antiparassitario, fermatevi. Respirate profondamente.
E ripetete come un mantra: “il mio gatto non è un piccolo cane”.